Costellazioni è il titolo della ricerca che rimanda ad un concetto di rete, di unione concettuale, visiva, fisica, culturale di punti, o meglio di spazi, di luoghi dell’abitare. Si tratta di una parola composta che definisce allo stesso tempo, l’approccio alla ricerca e le parole chiave alla base della mia personale interpretazione del luogo.
Il prefisso CO infatti rimanda all’idea delle dinamiche comunitarie, della vita in gruppo, di condivisione;
La parola stella rimanda al corpo celeste, ad un punto individuabile come singolo ma funzionante solo in relazione con gli altri punti. Queste relazioni formano una rete, così come i piccoli centri esplorati: Lavena, Sommaprada, Succinva e Villa addomesticando i pendii e radicandosi su di essi, sono distinguibili come centri “autonomi” ma sono anche attivati da dinamiche di costante interfaccia con gli altri nodi urbani.
Infine il termine azioni rimanda all’attivazione di dinamiche, processi che mettono in evidenza i caratteri del luogo come strumento di bellezza in senso lato, di tasselli utili a costruire o consolidare l’identità del logo da tramandare.
I luoghi si riconoscono dai loro caratteri, attraverso elementi grammaticali consolidati nel tempo e proprio per questo, ossia grazie alla maturazione temporale, diventano identitari. Oggigiorno, ci troviamo spesso di fronte a paesaggi di cui non si conosce la storia, l’architettura, le tipologie costruttive, la geografia, la morfologia, si tratta paesaggi fragili, dal carattere entropico; da qui l’importanza della loro lettura e del loro riconoscimento. È importante apprendere la lettura dei processi alla base della trasformazione di questi paesaggi e il prodotto della loro evoluzione. Ripristinare e rafforzare quel fil rouge, quella linea che connette fisicamente, culturalmente e paesaggisticamente tasselli di luoghi e di territorio.
– Laveno
– Sommaprada
– Sucinva
– Villa
Nel caso specifico di Lozio, il fil rouge è proprio quella linea di importanza non solo infrastrutturale ma prima di tutto culturale e territoriale che connette e vertebra i piccoli centri fino a creare un unico organismo. Il progetto fotografico vuole ripercorrere la linea di connessione e di relazione tra i nuclei urbani, raccontarne i caratteri, la conformazione e le declinazioni di legami dialettici fatti di spazi e poi di immagini. Ne deriva una mappatura di luoghi sui quali raccontare analogie e varianti fino ad evidenziarne le specificità, tutti quei tratti che rendono la linea un itinerario di luoghi riconoscibili e identitari. La lettura fotografica vuole interrogare il paesaggio con l’obiettivo di diventare materiale utile, un dato culturale e patrimoniale per la creazione di un atlante dei luoghi, per riconoscere e mappare i cambiamenti e le modifiche del territorio. Serve un investimento sul presente per richiamare un impegno che va oltre il recupero delle informazioni e che si concretizza in un archivio, rivalutando la salvaguardia della storia e l’importanza di vedere il presente in ragione della sua massima ottimizzazione futura.
La fotografia diventa protagonista e lo strumento di ricerca per riconoscere e preservare i caratteri di Lozio, con le sue quattro terre e i suoi paesaggi, costruiti e naturali, Laveno, Sommaprada, Sucinva e Villa.
Non si vuole riproporre meramente una differenza tra il prima e il dopo, ma vuole diventare uno strumento per mettere in relazione l’uomo, lo spazio che abita e le trasformazioni territoriali.
Falía* Artists in Residence
curated by Alice Vangelisti
La ricerca fotografica è frutto di una Residenza d’artista, Falía* Artists in Residence, della durata di due settimane, durante le quali ho sviluppato il mio punto di vista riguardo l’interpretazione di questo territorio. Da subito, l’obiettivo si è mostrato con la necessità di raccontare la complessità e l’articolazione di questo paesaggio, per singoli elementi e come insieme. Ogni fotografia è unica, perché racconta l’unicità dei luoghi dell’abitare sia visivamente che concettualmente, li isola quasi come per formare una tassonomia di tipologie abitative riconoscibili. Tale lettura è svolta utilizzando un metodo oggettivo e apparentemente rigido, i prospetti sono infatti inquadrati sempre dalla stessa distanza, con le stese proporzioni che creano una sorta di serie dalla quale distinguere analogie e differenze, usi e vocazioni degli spazi. Gli elementi di queste serie, quasi come frammenti visivi raccontano di spazi abitati e vissuti, volutamente ripresi senza la presenta della figura umana, che rimane sottintesa in un contesto totalmente forgiato da essa.
La fotografia ha il potere di cogliere le mutazioni, i cambiamenti degli spazi nel corso del tempo, leggere e tramandare gli elementi e i caratteri che contribuiscono a costruire il racconto del luogo. Il legno, le falde spioventi dei tetti, la pietra, i ricoveri per attrezzi, gli scorci sono tutti elementi utili alla definizione identitaria della comunità. Osservare con lentezza questi particolari, le forme, le tipologie abitative vuole essere un contributo di importanza storico e culturale, utile agli abitanti per capire che ogni costruzione, come ogni stesso abitante, assume un ruolo importante per il Comune di Lozio.